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27 March 2017

Hiraide Takashi “Il gatto venuto dal cielo

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Un gatto e il Giappone. Due richiami irresistibili per me. E gli anni Ottanta. Altra evocazione che amo. Ma questo racconto dello scrittore e poeta giapponese Hiraide Takashi non ha forte connotazione temporale. È un racconto autobiografico fatto di piccoli gesti e osservazioni quotidiane. Lieve e delicato. Una coppia, una casa in mezzo a un giardino, la natura, il trascorrere delle stagioni (da cui i giapponesi sono sempre piacevolemente ossessionati). E la gattina Chibi che si ritaglia un posto speciale in questa quotidianità. Trasformandone per sempre il sapore.

Era buffo vedere mia moglie che la osservava attraverso lo spiraglio nella tenda. Perché dal suo modo di soffocare il riso potevo figurarmi le varie pose assunte nel sonno di Chibi, ma anche perché lei non sapeva che la stavo guardando, che faceva da mediatore tra il gatto e me“. [pag. 58]

Diversi gatti mi hanno accompagnato nella mia vita. Di ognuno conservo ricordi felici e buffi che col tempo si sono fatti agrodolci. Come quelli di Hiraide Takashi per la gatta Chibi. Un racconto permeato di punte di malinconia. Di quella malinconia dolce che ritrovo sempre nelle forme d’arte giapponesi. Velata di tristezza che è gioia al tempo stesso. Che cambia il tuo modo di vedere e di percepire il mondo. Come sa insegnartelo un gatto.

Anche la scrittura, come i gatti, supera i confini della proprietà, senza rispettare limiti“. [pag.88]

 

Hiraide Takashi “Il gatto venuto dal cielo, 2015, 2016 Einaudi

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3 comments

  1. Io sono una ‘gattara’ convinta. Sai che cosa ti dico? Vado a comprare subito il libro,. Viva i gatti!!!

    Paola
  2. Mi ricorda molto “Io sono un gatto” di Natsume Sōseki! :)

    S.
    • Non l’ho ancora letto!

      Erica Blue