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30 agosto 2017

12K Angry Men & Women

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Alcuni giorni fa ho guardato un film in bianco e nero del 1957 – “12 Angry Men” – in italiano “La parola ai giurati“, il primo film del regista Sidney Lumet, premio Oscar alla carriera nel 2005. Era inserito in (non ricordo che) classifica al terzo posto tra i migliori film dell’intera storia del cinema. Personalmente di sicuro non lo metterei nella mia top tre ma è un film che spiega alcuni interessanti meccanismi di formazione del pensiero e smaschera la costruzione di opinioni errate e di psicologie umane ancora perfettamente attuali.

La trama: Alla fine di un processo 12 giurati sono riuniti in camera di consiglio – che rimane l’unica ambientazione praticamente per l’intero film – per decidere le sorti di un ragazzo di colore di diciotto anni accusato dell’omicidio del padre e che, se ritenuto colpevole del crimine, verrebbe giustiziato. I giurati all’inizio si ritrovano suddivisi in 11 colpevolisti e un uomo soltanto (Henry Fonda) che lo ritiene innocente. A partire dall’unico innocentista, che porterà a supporto della propria idea alcuni elementi che gli altri non avevano considerato, i giurati si troveranno a discutere, a litigare, a mettere in discussione le proprie convinzioni e infine anche a rivedere del tutto la propria posizione.

Questo film ha rappresentato per me la messa in scena di un mondo ideale nel quale persone che discutono e messe a confronto con l’evidenza di nuove prove, di elementi che ignoravano o sui quali non avevano mai riflettuto sono capaci di ammetterlo e di dire “oh caspita, non ci avevo pensato, grazie di avermelo fatto notare!”. Un mondo ideale, infatti. Perché in quello reale o quantomeno digitale mi imbatto ogni santo giorno in persone, direi la maggior parte delle persone, che lo considerano solo un segno di debolezza. Sui social (e forse anche nella vita?) sembra che non si possa cambiare idea a prescindere.

Come nel film, dove ognuno dei dodici giurati rappresentava un preciso atteggiamento umano, ho fatto un elenco di quelli più comuni che ritrovo oggi leggendo discussioni online deliziosamente gestite all’insegna del fair play:

IL RAZZISTA: Nel film il personaggio simbolo è colui che alla fine si rivela per ciò che è realmente e tutto quello che aveva sostenuto in precedenza con pseudo-prove viene smascherato come dettato da un’unica ragione: l’essere razzista. Non voglio rivelare esattamente cosa succede nel film ma è ciò che vorremmo tutti accadesse ai razzisti da cui purtroppo siamo ancora costantemente circondati. E no, non gli danno una lezione, anzi, lo fanno ragionare. Sì, persino lui.

L’EGOTISTA: Esiste un punto di vista unico e inalienabile, il suo. Nessun altro è benvenuto nel suo regno dittatoriale. IOIOIOIOIO. Anche se si parla della migrazione dei salmoni, lui/lei si basa solo sulla sua diretta personale esperienza perché conosce benissimo la sensazione che provano i pesci risalendo il fiume avendola chiaramente provata più volte. Ehm.

IL BUE CHE NON VEDE LE PROPRIE CORNA: Stellina89 insulta RaggioDiSole93. Stellina89 ha sbagliato, non si insultano le persone, dicono i sostenitori di RaggioDiSole definendo Stellina “una stronza, una vacca, una lepeggiocose.” Ovvero: l’idiozia del difendere chi viene insultato insultando ancora peggio. In scena ogni minuto su qualsiasi social cari noi.

L’INUTILMENTE AGGRESSIVO: Quando leggi discussioni tra due persone e una scrive in maniera perfettamente calma ed educata e l’altra continua invece a dire astiosa: “la devi smettere di usare questi toni con me”. Devo ammettere che è quasi divertente leggere questi scambi dove la persona verbalmente violenta accusa continuamente quella assolutamente pacifica intimando di darsi una calmata. Quasi divertente, ho detto.

L’ESCALATION IMMOTIVATA: Si comincia a discutere del colore del mantello delle mucche di montagna e si finisce con l’augurare agli altri di cadere in un burrone, finire in un fosso di rovi con due gambe rotte, una bufera di neve in arrivo e Annie Wilkes dietro l’angolo. Dai, su.

L’INTELLETTUALE ILLETTERATO: Altro classico, l’utente che invoca intelligenza, cultura, scuola, università, master e attestato di frequenza del Club del Libro. Il tutto però condito dai suoi stessi continui errori di ortografia, di punteggiatura e di grammatica. Bravo!

NON LO AMMETTERO’ MAI: XY sostiene una cosa sbagliata, ma una cosa oggettiva, semplicemente dimostrabile come errata e tra l’altro di nessuna grande importanza. Nel senso che poteva anche non saperla, nessuno gliene fa una colpa. XZ glielo fa notare con tutto il tatto e la gentilezza possibile ma XY… NO, sia mai che ammetta la sua piccola insignificante ignoranza (nel senso di ignorare quella determinata cosa). XY conosce tutte le leggi dell’universo e oltre, non vi azzardate.

IL NON MI INTERESSA: “Ma sai che invece in realtà è più così che cosà come dici tu”. “Non mi interessa”. “Ma guarda che davvero…”. “Non mi interessa”. EH ma allora che diamine partecipi a fare a una discussione? Vai a giocare a uno sport di squadra da solo allora.

IGNORANZA IS THE NEW PROFESSORE UNIVERSITARIO: Non ne sa assolutamente nulla di un determinato argomento ma deve per forza far finta di essere Superquark e dire la sua a ogni costo. Un tempo esisteva un attegiamento chiamato umiltà di riconoscere quando restare in silenzio. Atteggiamento che ora si trova confinato insieme ai panda in una riserva per specie in via di estinzione.

Vorrei riguardarmi il film solo per riprovare l’ebbrezza ormai rara di persone che discutono con cortesia, educazione e quel tono garbato e pacato che forse solo negli anni Cinquanta. O potremmo provarci pure noi oggi?

 

Nota: negli USA però nel 1957 della vita o morte di un imputato di colore in tribunale si chiamavano a decidere 12 uomini bianchi e nessuna donna. Era solo sessant’anni fa.

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2 comments

  1. Ciao Erica, mi è quasi venuta voglia di vederlo. Se vuoi tornare sul tema corti e giudici c’è un film francese che in italiano si chiama La Corte con Fabrice Luchini, che parla (in maniera soft, chiaro, c’è pure un pochino d’amore alla francese, tipo che si danno del lei) proprio del giudizio, della necessità di approfondire un caso prima di pronunciarsi. Mi è piaciuto molto.

    gynepraio
    • Grazie del consiglio, non l’ho ancora visto infatti!

      Erica Blue