Pensa a tutto il tempo che trascorriamo addormentati. Ora aggiungi gli ultimi minuti che hai passato sui social, a leggere qualcosa che sapevi già, che hai trovato inutile, che ti ha fatto arrabbiare. Aggiungi i minuti in cui eri in coda e avevi fretta. Aggiungi quelli che hai passato sui mezzi pubblici, a meno che tu non stessi leggendo il libro che ti ha cambiato la vita o chiacchierando con quello che sarebbe diventato tuo marito. Aggiungi il tempo passato a lavoro, quel lavoro che non ti piaceva. Le ore passate con persone che hai trovato vuote. I giorni passati aspettando qualcosa che sembrava non accadere mai. E che non è neanche accaduta. Il tempo impiegato a cercare di avere un aspetto consono, a cercare la cosa giusta da dire, il luogo giusto in cui andare con quelle persone, quelle che ormai non vedi più da anni. I minuti, tutti quei minuti, quelle ore, quei giorni. Cosa ne è stato di tutti quei minuti, che cosa?

Foto mia. Nel flatlay: piccoli ricordi d’infanzia, scatola di vetro Ittala, matite e astuccio Faber-Castell, lip primer & Other Stories.