Fashion, Lifestyle

Fashion, Lifestyle

15 giugno 2016

Considerazioni per un guardaroba più etico e uno stile più autentico

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Ultimamente sto riconsiderando il mio rapporto con la moda e con i vestiti. Siamo continuamente bombardati da messaggi di acquisto, da collezioni degli stilisti che escono quattro volte l’anno e da catene del fast fashion che hanno trasformato, direi azzerato, in nostro rapporto con la qualità degli abiti. Ormai quantità (hai bisogno continuamente di vestiti nuovi!), prezzi bassi o “firme e loghi” sembrano essere il motivo predominante che ci spinge a scegliere un capo o un accessorio. E gestendo da anni un blog incentrato sulla moda probabilmente faccio parte anch’io in un certo senso di questo meccanismo. Ma questa concezione della moda mi ha stancato. Osservando il mio guardaroba mi sono accorta di quante volte abbia acquistato qualcosa che ho indossato solo due-tre volte perché non ho pensato “in un’ottica più ampia”: mi piaceva davvero quel capo? E soprattutto si adattava al mio stile e agli altri capi che ho? La risposta è troppe volte no. E quando si tratta di capi low cost c’è anche il problema che spesso dopo due lavaggi si rovinano e sembrano già stracci. E ho deciso di smetterla con questi errori.

Non sono mai stata un’accumulatrice, anzi in passato spesso ho regalato sacchi interi di vestiti (e ogni volta era un shock, quante cose che non mettevo più/non ho praticamente mai messo!). Non ho ancora letto il bestseller Il magico potere del riordino di Marie Kondo ma è nella wishlist delle letture estive. Lasciare andare ciò che non ci piace più è sicuramente il primo passo per capire cosa ci piace davvero.

E non ho ancora visto (shame on me!) The True Cost, documentario sui costi che l’industria della moda ha sulle persone che producono i capi con salari e condizioni terribili e anche sul pianeta. L’industria della moda è la seconda più inquinante dopo quella del petrolio. E questo è decisamente la seconda fondamentale questione che mi ha fatto riflettere. Voglio fregarmene o cercare di fare qualcosa per cambiare questo impatto? Nel mio piccolo sì, perché è da lì che si comincia.

Negli ultimi mesi ho raccolto diverso materiale che riguarda etica e sostenibilità nella moda. Che ho messo insieme in questo post.

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via passionforfashion.dk

 

5+Ways+to+build+a+more+ethical+closet+(no+matter+your+budget)

via into-mind

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La prima domanda che probabilmente ci facciamo e che mi sono fatta anch’io: da dove cominciare? Dove e come acquistare?

1 | DESIGNERS E BRANDS ETICI E SOSTENIBILI

Ho raccolto da diversi siti e blog questi elenchi di brands che producono in modo etico e sostenibile. E’ ovvio che non ci troverete mai una T-shirt che costa 10 Euro. Perché una maglietta prodotta in maniera etica, con un buon cotone di qualità e un tessuto spesso non può avere quel prezzo. Però sarà una maglietta che non si rovina con i lavaggi, che può durare anni. E con la coscienza pulita. Io tra l’altro sono stufa dei vestiti “carta velina”, con quei tessuti di bassa qualità che urlano cheap al primo sguardo.

30 Ethical Fashion Brands you need to know [via Into Mind]

Style and Sustainability – the full list of brands [via Make It last]

Fair Fashion [via dariadaria]

A Beginner’s Guide to Ethical Fashion [via Suitcase Mag]

A List Of Ethical Indipendent Fashion Brands [via The Private Life of a Girl]

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2 | LA QUESTIONE ETICA

Articoli interessanti che ho trovato (ce ne sono molti di più ovviamente). E che aprono gli occhi.

Low wages, unsafe conditions and harassment: fashion must do more to protect female workers [via The Guardian]

The True Cost Of Cheap Clothes [via Livemint]

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Forget creativity – Fashion needs to talk about sustainability [via The Globe and Mail]

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E un articolo sul fashion system, quello delle sfilate per intenderci – con opinioni di diverse persone che lavorano nella moda – non è incentrato sull’etica o sulla sostenibilità ma è davvero molto interessante (per chi ha voglia di leggere più di 10 righe, è molto lungo!): What’s wrong with the Fashion Industry? [via vestoj]

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3 | COMPRARE MENO E MEGLIO

La domanda “questo capo quante volte lo indosserò?” voglio farmela più spesso d’ora in poi perché è proprio quella che mi frega. Tre acquisti impulsivi e inutili in meno e avrei qualcosa di utile e durevole nell’armadio. C’è anche chi addirittura si pone dei veri e propri paletti (sul web si trovano diversi “challenge” a riguardo”) come ad esempio questo post di Maria intitolato “Buy Less” in cui ha deciso e dichiarato di comprare solo 5 capi in 6 mesi. Penso ancora che lo shopping debba essere divertente e a volte tirarci anche un po’ su e non credo che io stessa riuscirei a fare una cosa del genere. Ma CONTARE quanti capi e accessori acquistiamo in sei mesi potrebbe essere un buon indicatore. Per dirci che forse sono troppi.

 

4 | IL VALORE AFFETTIVO

Questo è un punto del quale ho scritto anche in passato. E per me molto importante. Se guardo le fotografie di mia mamma quando era giovane si ricorda perfettamente dove aveva acquistato ciò che indossa nella foto, quando lo aveva indossato e quanto le piaceva quell’abito. Noi cosa diremmo: “ah, boh mi sa che era di Zara, l’avrò messo una volta poi devo averlo buttato via due mesi dopo”. La tristezza. Voglio voler bene anche alle “cose”.

 

5 | COMPRARE SECOND HAND E VINTAGE

Da adolescente ero una fervida sostenitrice di mercatini e negozi dell’usato (quando a Milano ancora avevano dei prezzi consoni al loro essere “usato” appunto). Poi nei venti ho smesso del tutto, con l’aria un po’ snob e un po’ schifata. Salvo poi rendermi conto ora che il top di Isabel Marant pagato 200 Euro (e made in India tra l’altro) non ha neanche lontanamente la qualità e la presenza scenica di un bel capo firmato di 30 anni fa, cucito perfettamente e tenuto in condizioni meravigliose. All’estero si compra molto meglio vintage, da noi manca un po’ la cultura dell’usato. Si vede che sono un po’ tutte come me dieci anni fa. E soprattutto manca l’idea che l’usato non debba costare un trilione. Bella scoperta anche l’app Depop che utilizzo da soltanto un mese ma che sta offrendo scoperte inaspettate. Certo, essendo un social, come tutti i social, c’è da fare un po’ di cernita, tra gente fuori di testa, maleducata e che vende pantaloni di H&M usati a 50 Euro. Ma per il resto può essere molto interessante! Oltre al fatto che la moda si ricicla continuamente: quest’anno vanno le decolleté da nonna? Perché non comprarle direttamente della nonna?

 

6 | ACQUISTARE IN PICCOLE REALTA’ E SCOVARE NUOVI DESIGNERS

Questo post con i 3 negozi interessanti è stato uno dei più letti e apprezzati nell’ultimo periodo e ne ho fatto anche uno sui gioielli. Penso ancora che il compito di un blog di moda sia scovare piccole realtà indipendenti (ahaha, povera illusa vero?). E che cercare un po’ di unicità invece dell’omologazione faccia molto bene anche al nostro stile.

 

E questo era il mio primo post “ecosostenibile”. Non sto assolutamente affermando che non comprerò mai più in nessuna catena fast fashion né che chi lo fa è una scellerata. Ma avere delle opzioni diverse può essere un bene. E visto che già non compro da anni niente in poliestere e acrilico (tre anni fa scrivevo il post “Dei tessuti e altre sciagure“), cercherò di avere un occhio di riguardo anche per altre questioni. E soprattutto cercherò di crearmi un guardaroba che mi renda orogogliosa invece che frustrata. E visto che non sono milionaria la sfida è un pochino più difficile. Se avete domande o l’argomento vi interessa cercherò di approfondire ancora.

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24 comments

  1. BELLISSIMO, FANTASTICO POST. Ti giuro che ne ho uno uguale identico in bozze, con LE STESSE IMMAGINI salvate e tanti dei tuoi link!!!!!! hahahahahaha morta

    giulia
    • Eh abbiamo un certo feeling, su questi argomenti poi! 😉

      Erica Blue
  2. bellissimo articolo Erica! Il tema personalmente mi interessa moltissimo: a luglio sarà un anno che non compro nelle catene fast-fashion e più leggo articoli, libri e mi documento più sono convinta della mia scelta. ovviamente non voglio demonizzare niente ( se troverò il pezzo della vita da Zara potrò ancora cedere, anche se non sento più nemmeno il desiderio di entrare nei negozi-fisici e online- quindi la vedo dura) ma l’anno scorso sono arrivata al classico punto di avere l’armadio letteralmente pieno di stracci… necessitavo di disintossicazione. è strano, ma quando smetti di comprare chez Zara&Co col tempo ti rendi conto di quanto pochi siano i bei capi ( tessuto, taglio..)sul mercato..diventi super-selettiva senza rendertene conto. Ogni tanto ancora sento di poter cedere a qualche acquisto impulsivo, ma per fortuna esistono i resi! :) utilissimi gli articoli che indicano i green brands, non se ne conoscono mai abbastanza!

    se vuoi leggere un buon libro sul tema ti consiglio ” To die for” di Lucy Siegle.

    C.

    chiara
    • Ecco anch’io ho proprio bisogno di disintossicazione! E grazie per il consiglio del libro, mi ispira molto!

      Erica Blue
  3. Ciao Erica!
    Hai riassunto in questo bellissimo post esattamente quello che penso e che con le mie parole cerco di dire da un pò!
    E’ da 3 anni che lavoro come buyer nel vintage/second hand, ho cominciato a Londra (confermo, un altro mondo per quanto riguarda questo tema) ed ho continuato con un mio spazio a Milano – da grandissima appassionata di moda quale sono sono passata dal comprare spesso nel fast fashion a rivoluzionare l’armadio quasi senza accorgermene. Pensa che in 4 cambi di stagione ho eliminato quasi tutto quello che avevo delle varie catene, e non per presa di posizione ma perchè, come dicevi tu, confrontando la qualità dei capi ci si rende conto di cosa vale la pena tenere!
    E poi penso ci sia anche un bell’elemento di ‘personal style’: se da un lato è bello riuscire a replicare i trend attuali con il vintage, dall’altro c’è un potenziale creativo infinito!
    Great job davvero per questo post :)

    (ps: spesso per novità sui brand sostenibili guardo loro, sono molto sul pezzo: http://www.thegoodtrade.com)

    Giorgia
    • Sì veramente la qualità è un’altra cosa! Grazie per il link!

      Erica Blue
  4. Bellissimo post!!!molto utile la lista dei brands, se posso ti consiglio Komana Design (ha un sito e un negozio su Etsy) e come negozio (sia fisico che online) Couverture and the Garbstore

    ida
    • Grazie mille Ida, do un’occhiata!

      Erica Blue
  5. Great post!! I don’t want to support fast fashion brands anymore, and since ethical brands are usually more expensive, I shop mainly second hand online on sites like Depop. Where would you consider to be the line between second hand and fast fashion? For instance, sometimes I want to buy a H&M top on Depop, but would that be supporting fast fashion? I know I would definitely wear it more than a few times a month, but I want to make the right decision! :)

    Michelle
    • Buying second hand is always giving clothes a second chance, so I think you don’t have to struggle even if it’s (was) fast fashion!

      Erica Blue
  6. True. It is time a fashion blogger wrote about fashion and ecology.

    Irina
  7. Love this post and it was great to see it featured in the Bloglovin newsletter. Thank you so much for including a link to my post on ethical fashion brands! :))

    Sophie Davies
    • You’re welcome Sophie and thank you, I’m a happy reader of your blog!

      Erica Blue
  8. Love the guidelines – now we have absolutely no excuse anymore:-)

    mormormedstiletter
    • thank you!

      Erica Blue
  9. Ciao Erica,
    bellissimo questo post, grazie per aver condiviso le immagini, i link e tutto il resto! Leggo le altre ragazze che non comprano nelle catene fast-fashion da un anno e penso : woww quanto vorrei farlo anch’io! provare per un periodo a non comprare da zara & co. poi vuoi la pigrizia o l’ignoranza di non sapere dove altro potrei comprare, non ci riesco mai! True cost voglio vederlo da quando ne avevo letto sul blog di Giulia!
    In ogni caso volevo dirti che hai veramente uno dei blog più curati, interessanti e pieni di spunti in Italia, si vede che ci metti impegno e passione!

    Claudia
    • Ciao Claudia! Grazie mille per il commento e per le belle parole. Secondo me non devi importi di non comprare mai più da Zara, è che avere qualche capo di qualità sarà molto più duraturo e sensato per il tuo guardaroba. E per tutto il sistema-pianeta. Qui qualche idea per le alternative ho cercato di darla.

      Erica Blue
  10. “Clothes are never a frivolity, they always mean something” – one of my favourite quotes by James Laver. Love reading people’s opionin and slow fashion and this was no exception, thank you for a great read!

    Scandinavian Slow Fashion coming soon to http://www.byem.com

    BYEM
  11. I agree with so many of the above comments! Grazie per un post tanto sensibile e pieno d’informazione.
    For years, I have only bought vintage and consignment items and have successfully avoided the fast fashion chains. It is very rewarding finding a vintage item and wearing it, with the knowledge that it is one of a kind and well made. I started my blog nearly two years ago in order to write about my love of vintage and my personal experience finding and owning it.

    Vintage truly is forever…..
    http://www.beastofstyle.com

    Silvia DiPierdomenico