Blue Notes

Blue Notes

23 febbraio 2016

Di Fashion Weeks e altre nicchie

bluepills_01

In una blogosfera e soprattutto Instagram-sfera dove il tenore delle domande nei commenti degli utenti è quello di “che colore era il cavallo bianco di Napoleone” io ho la gioia di avere voi. Che in riferimento al mio post del panico alla FW mi avete fornito indicazioni preziose. Perciò ringrazio Valeria e sì, continuerò a pubblicare pillole fashion – eccole qui! con un’aggiunta di altre pillole – e ringrazio Chiara e sì, metterò anche i link agli articoli (quasi sempre in inglese) in modo che potrete trovare l’approfondimento della notizia sulla quale mi sono basata.

The Fashion Law ci informa che l’annuncio di Burberry di rendere i capi disponibili subito dopo la sfilata non è mica tanto subito. E che i tempi previsti per l’arrivo degli abiti sono tra le 12 e le 18 settimane. Decisamente non immediati come si voleva far credere. Quindi come al solito tutto fumo per la stampa e niente arrosto di vestiti?

– Il C.E.O. di Kering François-Henri Pinault che possiede Gucci si schiera invece contro il “see-now buy-now” (il vedi subito compra subito delle sfilate) affermando “che l’attesa crea desiderio”. (Ciao, pubblicità italiana di drink rosso). C’è chi ha bollato la sua come una posizione prettamente “filosofica”. Ed è vero in ogni caso che il desiderio dopo sei mesi potrebbe avere trovato soddisfazione altrove…

– Il Fashion Show di Kanye West per la collezione Yeezy 3 è stato visto in streaming da 20 milioni di persone. Pazzesco.

– da un tweet di Daniela Losini [@daniela_elle] apprendo che Milano Moda Donna sta per lanciare il primo Instagram Fashion Index, ovvero “Durante i sei giorni della fashion week Blogmeter monitorerà le performance dei brand attivi su Instagram che sfileranno a Milano e quotidianamente stilerà una classifica dei brand più influenti in rete e le cui collezioni hanno riscosso più successo tra gli utenti. I risultati parziali saranno disponibili quotidianamente su @BlogmeterOfficial e dal 7 Marzo sarà disponibile un report completo sul sito www.blogmeter.it”. Iniziativa interessante anche se personalmente ritengo possa essere l’ennesima prova confusionale di Instagram dove quantità non significa qualità. Durante la Fashion Week i brand chiamano ad esempio i blogger proprio per dare risalto virale al proprio show, il rischio potrebbe essere una misurazione di chi ha investito di più versus di meno. Con un risultato un po’ falsato sulla reale influenza che non sia quella economica.

adidas lancia una “subscription box”: come quelle delle beauty box o le cassette della frutta a domicilio, ovvero un abbonamento annuale per ricevere 4 box con prodotti adidas all’anno, ognuna da 150$ quindi per 600$ dollari all’anno. Francamente faccio un po’ fatica a capirne l’utilità.

 

Cambiando argomento sto leggendo “Sembrava una felicità” di Jenny Offill. Un libro che mi ero segnata e cho ho ritrovato pochi giorni fa segnalato anche su GAL (sito di cui vi ho parlato qui). E’ un libro strano. Perché scritto in piccoli paragrafi, non sempre legati tra di loro, come un flusso di coscienza e pieno di citazioni interessantissime. Di quelle non banali da foto coi cuoricini ma di quelle che vorrei leggermi e rileggermi continuamente. Immagino però che a qualcuno possa non piacere affatto il libro perché non è come leggere un romanzo con una storia lineare. Io comunque lo trovo meraviglioso. Contiene citazioni come questa:

Consiglio per le mogli, 1886 circa: La lettura indiscriminata dei romanzi è una delle abitudini più nocive alle quali una donna sposata possa sottoporsi. Oltre a trasmettere una visione mendace della natura umana… porterà a un’apatia nell’assolvimento dei lavori domestici e a uno sprezzo della realtà quotidiana.”

Quanto è vero. Ovviamente il contrario. Ora che ho (ri)cominciato a mettermi da parte un mucchietto di tempo più consistente per leggere, per me stessa, quanto mi sento più felice, quanto mi sento più “io”. Ho passato troppo tempo a cercare di omologarmi a leggere e anche scrivere e pubblicare “ciò che il pubblico vuole”. Snaturando me stessa e fallendo. Perché io non sono tutti, perché UN UNICO pubblico non esiste. Perché la ricchezza del mondo sono le nicchie. Nella moda, nel costume, nel pensiero. Quanto mi sento (più) a mio agio nella mia piccola e calda nicchia.

alice-morrison

 

    facebooktwittergoogle_pluspinterest

TAGS:

7 comments

  1. e infatti il tuo blog è 1000 volte più bello adesso, lo adoro!!!

    giulia
    • grazie! ritrovare se stessi fa bene.

      Erica Blue
  2. Brava bravona!

    gynepraio
    • :)

      Erica Blue
  3. Quanto è vera quella citazione! Questa è una delle frasi che ho letto che più mi sono piaciute, piccolo sharing:
    Inutile dire a un essere umano di accontentarsi della serenità: vuole l’azione, e non farà che cercarla, finché non l’avrà trovata. Milioni di persone sono condannate ad un destino ancor più immobile del mio, e milioni di persone si ribellano silenziose contro la loro sorte.
    Jane Eyre, Charlotte Brontë.

    Evviva le nicchie, se non esistessero… no, non ci voglio pensare. a proposito, che dici di KW? io di sicuro non ero tra quei 20 milioni di persone..

    xxx

    chiara
    • Grazie per il tuo sharing Chiara, Jane Eyre è uno dei miei libri preferiti.
      KW direi meh, mi sembra sempre la stessa cosa, per tre volte!

      Erica Blue